Presepe, antica tradizione del Natale

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Presepe Napoletano Reggia di Caserta – Natività

Presepe, antica tradizione del Natale. Manca circa un mese al Natale e per molti è tempo di pensare a tutte quelle cose che servono a creare l’atmosfera natalizia e a farci respirare l’aria del Natale appena entriamo in casa; si pensa quindi agli addobbi, all’albero di Natale e, per i più tradizionalisti, il Presepe.

Il presepe (o presepio) è una rappresentazione della nascita di Gesù, derivata da tradizioni medievali. Lo stesso termine presepe deriva dal latino praesaepe che vuol dire mangiatoia o può anche stare a significare luogo che ha dinanzi un recinto, intendendo il recinto chiuso ove venivano custoditi pecore e capre.

Come abbiamo detto nel presepe viene rappresentata la natività di Gesù pertanto trae spunto direttamente dai 180 versetti dei Vangeli di Matteo e Luca, cosiddetti dell’infanzia, che narrano appunto della nascita di Gesù avvenuta a Betlemme di Giudea, un piccolo borgo considerato nobile perché vi era nato Re Davide; ai tempi della nascita di Gesù Betlemme si trovava sotto il governo dello spietato Erode Il Grande.

Il primo Presepe risale al 1291 con una rappresentazione della natività con statue in legno raffiguranti i personaggi principali, Gesù, Giuseppe, Maria; nel corso dei secoli il presepe si è arricchito di personaggi andando a ricostruire i giorni della nascita di Gesù proprio durante il periodo natalizio rappresentando così tutti i personaggi e i luoghi della tradizione, dalla grotta con la Sacra Famiglia, il Bue e l’Asinello, ai Re Magi con i doni nel contesto agropastorale con pastori, agnelli e così via.

C’è da dire che il Presepe moderno più diffuso è quello che discende direttamente dal Presepe tradizionale napoletano ovvero una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata però nella Napoli del Settecento. Il più importante esempio di arte presepiale napoletana giunto fino ai giorni nostri è quello che si trova presso la Reggia di Caserta con statuette d’epoca realizzate in terracotta dai migliori artigiani di Corte e risalenti al XVIII secolo.

Le figurine erano poste su di una struttura di base realizzata in sughero, denominata scoglio, sulla quale venivano posizionate le statuette e gli accessori organizzando così una vera e propria scenografia che riproduceva le diverse scene che raffiguravano la Natività e tutto ciò che vi era di contorno quindi l’Annuncio ai pastori, il viaggio dei Re Magi, l’Osteria e le scene corali con pastori e greggi. Altra variante delle statue in terracotta per il presepe fu introdotta successivamente con manichini realizzati con testa ed arti di legno ed anima in filo di ferro rivestito di stoppa che consentiva alle statue di assumere pose più plastiche.

Fu verso la fine del Seicento che fu introdotta nel presepe napoletano una certa teatralità mescolando il sacro con il profano e rappresentando in ogni arte la quotidianità che animava vie, vicoli e piazzette; fu in questo periodo che apparvero nel presepe napoletano personaggi del popolo come il pezzente, il tavernaro, l’oste, il ciabattino, il fabbro ecc., tutte quelle categorie umili della società tra cui Gesù nasceva.  Nel Settecento il presepe napoletano uscì dalle chiese per entrare nelle case aristocratiche ove la nobiltà gareggiava per allestire presepi dalle scenografie sempre più ricercate e nacque una vera e propria scuola di artisti del presepe abili nel plasmare la terracotta per riprodurre presepi e guidata da Giuseppe Sanmartino tra i più importanti scultori napoletani del Settecento; in questo contesto la Sacra Famiglia venne un po’ tralasciata dai vari artisti che si cimentarono nell’arte presepiale per dedicarsi maggiormente a pastori, Re Magi, venditori ambulanti e anatomia degli animali.

Tutti i personaggi tipici del Presepe napoletano tradizionale non sono stati inseriti a casaccio ma hanno un loro significato particolare. Vediamone alcuni esempi.
Il pastore Benino o Benito rappresenta l’annunzio ai pastori nella parte delle Sacre Scritture che enuncia “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”, il risveglio viene quindi considerato una rinascita; nel tradizione napoletana, Benino è anche colui che sogna il presepe e che si svegliasse di colpo il presepe potrebbe sparire.
Il vinaio o Cicci Bacco deriva direttamente da Bacco, antica divinità pagana, dio del vino e dei festeggiamenti, che viene infatti rappresentato davanti alla cantina con in mano un fiasco di vino.
Il pescatore è simbolicamente il pescatore di anime. Infatti il pesce fu il primo simbolo usato dai cristiani per alludere a Dio quando, perseguitati dall’Impero Romano, non potevano farlo esplicitamente; non a caso in greco il nome “pesce” è “IKTHYS” che per i cristiani divenne l’acronimo di “Iesùs Kristhòs Theoù Yiòs Sotèr”, Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore.
I venditori si diversificano per ogni mese dell’anno; per Gennaio il macellaio o salumiere; per Febbraio il venditore di ricotta e formaggio; per Marzo il pollivendolo e venditore di uccelli; per Aprile il venditore di uova; per il mese di Maggio una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta; per Giugno il panettiere o farinaro; per Luglio il venditore di pomodori; per Agosto il venditore di cocomeri; per Settembre il venditore di fichi o seminatore; per Ottobre il vinaio o il cacciatore; per Novembre il venditore di castagne; per Dicembre il pescivendolo o il pescatore.

Anche i luoghi del Presepe non sono rappresentati a caso ma ognuno di essi ha un significato ben preciso nella rappresentazione del Presepe napoletano. Il mercato ove si rappresentano arti e mestieri riguardanti le principali attività lavorative e commerciali del presepe napoletano del ‘700.
Il ponte rappresenta un passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Il forno: ancora una volta vi è un chiaro richiamo all’Eucarestia della dottrina cristiana fondata sul pane e sul vino.
L’osteria richiama al rifiuto delle osterie e delle locande di ospitare Maria e Giuseppe mostrando appunto lo svolgimento di un dissacrante banchetto a simboleggiare le cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare.
Il fiume o il laghetto, onnipresente nel Presepe Napoletano in rappresentazione dell’acqua che scorre come simbolo legato alla morte e alla nascita divina.

Nel Novecento la tradizione del Presepe è andata via via scemando; oggi giorno solo in pochi sono rimasti affezionati a questa bellissima tradizione che resta soprattuto circoscritta alle chiese ed alle case di molti, campani e non, che durante il periodo natalizio ancora allestiscono il Presepe secondo le più antiche tradizioni o con innovazioni soggettive pur mantenendo la tradizione di base tramandata da genitori e nonni fin da piccoli.

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